L’azione si svolse in presenza di pochi spettatori casuali. Il luogo motivò concezione e presentazione del progetto. S. Maria della Salute è una chiesa fortemente voluta ed edificata dai veneziani come ringraziamento alla Madonna dopo la peste del 1600. Generato da un’intera comunità, catalizza l’immaginario degli abitanti fin dalla realizzazione di questa macchina architettonica.
Guardavo alla basilica come ad un accumulatore e generatore di energia, una macchina celibe che da qualche secolo vigila e produce alimento spirituale e corporeo per la sua città. Come comportamentista non potevo non porgere tributo a questa realtà immaginaria. Lo feci con un rituale simbolico e l’utilizzo di materiali, gesti e geometrie alchemiche. Tutto molto ermetico e monologico e per queste ragioni non cercai un pubblico ma più semplicemente accettai le compresenze del caso. L’artista ha il compito di comunicare attraverso il linguaggio ma in questo caso accettai il mio limite dialettico poiché l’azione era autoreferenziale. Cercavo una struttura antropologica a cui appendere i miei bisogni espressivi.
L’azione si svolse in presenza di pochi spettatori casuali. Il luogo motivò concezione e presentazione del progetto. S. Maria della Salute è una chiesa fortemente voluta dai veneziani come ringraziamento alla Madonna dopo la peste del ‘600 e la sua macchina architettonica, generata da un’intera comunità, da sempre catalizza l’immaginario dei cittadini.
Vedevo la basilica come un generatore e accumulatore di energia, una macchina celibe che vigila e produce alimento spirituale e corporeo per la sua città. Come comportamentista non potei non porgere tributo a questa “realtà immaginaria”. Lo feci con un rituale simbolico e l’utilizzo di materiali, gesti e geometrie alchemiche. Tutto molto ermetico e monologico e per queste ragioni non cercai un pubblico ma più semplicemente accettai le compresenze del caso. L’artista ha il compito di comunicare attraverso il linguaggio ma in questo caso accettai il mio limite dialettico poiché l’azione era autoreferenziale. Cercavo una struttura antropologica a cui appendere i miei bisogni espressivi.