Il titolo è un gioco di parole tra tergicristallo e cristallino, la lente biconvessa dell’occhio.
Un dispositivo per pulire l’occhio dall’eccesso, spesso inutile, di immagini che punzecchiano vista e cervello. Un dispositivo per fare spazio e meditare, pensare senza ingombri. Pulire per poter vedere.
Tergicristallino serve quindi a lasciare campo al vuoto e poterlo misurare. Poterlo vedere come volume. È un congegno che ostacola l’occupazione dello spazio ad opera di persone o di oggetti da mostrare, evita che la cosa esposta “inquini” la purezza e il corpo del vuoto. La sua azione ci impedisce di esporre.
Una contraddizione tra dispositivo e scultura cinetica.
Tergicristallino è composto di elementi verticali e orizzontali.
La struttura a griglia è ancorata ad un perno verticale che ruota sul proprio asse per l’azione di un motore elettromeccanico. L’angolo di rotazione è regolabile e si determina in relazione allo spazio. Il movimento è molto fluido e lento anche nell’inversione di marcia.
Il suono siderale che rilascia l’azione elettromeccanica e che invade l’ambiente rimarca la vacuità del luogo.