Quasi in incognito, All’ingresso di Artissima. Né dentro Né fuori, come nel raffreddatore che separa il regno del femminile dal regno del maschile nel Grand Verre di Marcel Duchamp, svolgo le mansioni di maschera, quelle di chi controlla i tagliandi d’accesso al padiglione fieristico.
Paradossalmente inosservato dalla massa, vidimo i tagliandi d’ingresso degli spettatori che mi vengono incontro con una varietà ragionata di strappi. Ogni intervento sul biglietto interpreta arbitrariamente il carattere che i portatori mi suggeriscono nei pochi secondi che precedono il loro ingresso. Intravedo un tipo sospetto, un tipo curioso, una donna, un uomo, una bambina, un bambino così come altre varie figure. Ogni strappo è un gesto ad arte.
Gran parte dei biglietti, dopo la visita ai padiglioni, finirà nella spazzatura, altri verranno dimenticati nelle tasche o tra le pagine di un libro, di una rivista o del catalogo della fiera. Forse qualcuno vedrà nello strappo qualcosa di anomalo e nuovo. Forse qualcuno avrà attraversato un gesto artistico senza nemmeno rendersene conto e qualcun altro ralizzerà troppo tardi d’averlo fatto.