Scultura sociale è lunga sei metri circa e composta di trecentosettantacinque moduli in acciaio inox avvitati l’uno all’altro e in appoggio su una lastra in plexiglas. E’ generata da un elemento sferico, l’unico, che simula visivamente un movimento vettoriale dello stesso nello spazio.
Solida, pesante e inossidabile, l’opera sembrerebbe essere inalterabile nel tempo. Al contrario, è destinata a scomparire progressivamente e, come in un mandala, appena terminata cessa di esistere nella sua forma originale. I moduli vengono sottratti alla scultura e, su commissione, vengono applicati all’ambiente domestico e diventano piedini per un tavolo o una sedia, un attaccapanni, un pomello per cassetto e così via.
Nelle applicazioni Scultura sociale si atomizza nei molteplici ambienti e scompare alla vista come insieme, come forma, come scultura.
Le applicazioni continuano fino ad esaurimento dei moduli e l’unico elemento che non verrà ceduto sarà la base della scultura, la sfera, un solido instabile come scultura stessa.
Dato l’arte ha l’obbligo di mettere in discussione le abitudini, Scultura sociale non esaurisce l’azione la sua collocazione e mi riservo infatti il diritto di modificare (per un’ora, un giorno o un mese) l’ambiente che ospita l’applicazione. Aggiungendo modulo a modulo alzo da terra tavoli e sedie, allungo pomelli e maniglie rendendone anomala ogni funzione scontata e invito il collezionista a dialogare con l’irrequietezza dell’opera.