Il pubblico entra nella stanza; vuota e senza segni d’arte. Prendo posto tra la gente in modo anonimo. Attendo ancora qualche secondo per accelerare il senso di smarrimento e ricerca di un qualcosa da vedere o che sta per accadere.
Conquisto il centro della stanza camminando tra le persone con le mani alzate. Mi sto arrendendo, ecco,… mi arrendo! Cedo alla pressione, alla stanchezza e al ritmo. Dopotutto ho una certa età. Rimango con le mani alzate in segno di resa fintanto che le forze me lo permettono, fino a quando riesco a sostenere il peso delle mie braccia.
Finché tengo le mani alzate, mi arrendo all’arte. Non ce la faccio più e me ne faccio una ragione. Esaurite le forze, abbasso le braccia e torno tra la gente, sono come loro: uno che non si arrende.
Non provo mai l’azione prima di compierla. Voglio essere nelle medesime condizioni del pubblico, vergine alla verifica.
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