Mi solletica sempre l’idea di rovesciarmi come un calzino
per poter toccare il centro della terra con l’aorta
si da non distinguere il cuor tenero dal cuor di pietra;
in cuor mio, vorrei poter parlare col cuore in mano.
Mentre mi viene fissata chirurgicamente al petto una pietra delle dimensioni più o meno del cuore, nella stanza attigua una grossa pietra giace sul pavimento. Su di essa ho scavato una piccola coppa colmata poi col mio sangue. Nella stanza il buio; un fascio concentrato di luce illumina il sangue e lascia intravedere in penombra il resto della pietra. L’unico suono diffuso é il battito del mio cuore. Il pubblico può entrare nella stanza dopo che il chirurgo mi ha fissato la pietra al petto.