Cosa c’è di più bello dell’esprimere le proprie idee, nel rispetto degli altri, sperando di poterle argomentare e aspettandosi obiezioni, anche. Che c’è di più umano del sentirsi libero e leggero, sempre con riguardo per gli altri, nel liberare le proprie opinioni e nella speranza di confrontarsi, anche aspramente, con chi come te non la pensa?
Sembra che ora non sia più possibile asserire apertamente e civilmente un proprio pensiero senza che questo generi attacchi personali, spesso gratuiti e poco dialettici.
Ciò che suona strano non è il dissenso che genera un’affermazione quanto invece la mancanza fisica, e quindi anche psichica, del contraddittore. Latitando la controparte, scompare la ragione originale della dialettica stessa. Quello che rimane è la possibilità di scegliere di essere o fendere o ffendere.
Con la collaborazione di Giulia Savorani e Simone Poggesi, Valentina Cavion, Davide Stani, Damir Jellici e Me Security. Un ringraziamento a Marco Secondin per il prezioso contributo.
Pensando a L. S.